Il centro storico di Monopoli
Sommario
- Dalla cattedrale al porto, itinerario turistico
- La Cattedrale della Madonna della Madia
- La chiesa di Santa Maria del Suffragio
- Il torrione e le chiese minori
- Il Castello Carlo V
- La banchina e il porto
Affacciata sul Mare Adriatico, nella Puglia Barese, sorge la città di Monopoli. Il suo nome, Mono – dal greco “monos” e – poli dal greco “polis”, è manifesto stesso della sua Unicità. Unicità data da una storia che pone le sue fondamenta nel lontano V secolo a.C. e che dopo aver visto il susseguirsi delle più svariate dominazioni come quelle di Longobardi, Svevi, Normanni, Bizantini, Veneziani, Angioini, Aragonesi, Spagnoli, e mostra come testimonianza di essa Palazzi straordinari oltre a paesaggi naturali mozzafiato come le calette e le spiagge sabbiose che circondano la città. È proprio l’unione delle sue radici profonde e lontane, e del suo territorio sia rurale che naturalistico a rendere il centro storico di Monopoli una chicca da cui è facile rimanere incantati, a prescindere che ad ammirare le sue contrade, i suoi trulli, le sue ville neoclassiche e case coloniche siano i suoi abitanti o gente di passaggio.
Dalla cattedrale al porto, itinerario turistico
Il centro storico di Monopoli, fatto di viuzze, corti, luci colorate, localetti che emanano profumi di cucina tipica alternati all’imponente stile barocco di cupole, campanili e cripte nella roccia, corre incontro all’Adriatico; la grande quantità di opere dal notevole pregio storico e artistico custodita in questo dedalo medievale di vie e storie, porta innumerevoli quantità di turisti tutto l’anno ma soprattutto nel periodo estivo; un luogo allo stesso tempo giovane ed antichissimo.
La Cattedrale della Madonna della Madia
Immettendosi nel centro storico è impossibile non imbattersi nella Basilica Cattedrale di Maria Santissima della Madia: ciò che vediamo è risultato essere, grazie agli scavi archeologici e successivi studi ed analisi, un luogo di ripetute stratificazioni temporali che dal 4500a.C. arrivano fino ad oggi. Proprio dove sorge la basilica ci sono tracce del passaggio umano che risalgono all’età del bronzo, seguite da una seconda stratificazione di epoca ellenistica e poi ancora alto medioevale con sepolture cristiane come testimonianza. La cattedrale romanica sorse poi nel XII secolo ma la leggenda narra che i lavori per la sua costruzione furono interrotti per mancanza di materiali adatti all’innalzamento del tetto. La tradizione racconta che durante la notte del 16 Dicembre una zattera con a bordo un dipinto raffigurante la Madonna della Madia approdò nel porto della città: con le travi che formavano la zattera fu così ultimato il tetto della basilica. Tra il 500 ed il 600 furono poi aggiunte otto cappelle laterali, quattro per lato. Ancora nel Settecento gran parte dell’edificio venne abbattuto (eccetto il campanile da poco ultimato) e venne costruita la cattedrale in stile barocco portata a termine nel 1772: la popolazione in costante aumento e la struttura ormai fatiscente della basilica precedente non erano più adatte a soddisfare le moderne esigenze. Tredici anni dopo l’edificazione della Basilica barocca, sul suo lato destro venne fatto innalzare, ad opera di Giuseppe Palmieri, un muraglione alto 33 metri per proteggere la cattedrale dai venti provenienti dal mare.
La chiesa di Santa Maria del Suffragio
Una volta usciti dalla cattedrale si imbocca la via che costeggia il lato sinistro della basilica su via Padre Nicodemo Argento, alla destra della quale troviamo il museo Diocesano e poco più avanti dal lato opposto il museo della Cattedrale.
Continuando sarà poi possibile ammirare la torre Campanaria composta da cinque volumi che si registrano progressivamente verso l’alto.
Superato il campanile, la chiesa di Santa Maria del Suffragio, che, chiamata comunemente chiesa del Purgatorio, ha la forma a croce latina con cinque altari, quello maggiore in stile barocco. La chiesa è famosa per la presenza di un putridarium in uso fino al XVIII secolo dai membri della confraternita che ne aveva sede. I riferimenti alla morte sono espliciti già dall’esterno della chiesa: lungo gli stipiti e l’architrave del portale d’ingresso, teschi ed ossa incrociate si rivolgono al passante. Si leggono moniti come “oggi a me domani a te”, due scheletri si prendono beffa della gerarchia che li circonda in forma di riquadri intagliati, ognuno dei quali riporta il simbolo di una classe sociale.
Il torrione e le chiese minori
Andando oltre la chiesa una scalinata porta a via dei Mulini che affaccia sul fossato e sul Torrione della Madonna. È da qui che ha inizio il percorso del museo dell’Artiglieria all’aperto che ha ripristinato lungo le mura l’assetto di difesa militare con alcune bocche da fuoco, donate a monopoli dal primo re d’Italia come bitte d’attracco ed utilizzate fino al 1990.
Via N.Argento confluisce poi in via Pappacenere che rasenta le mura della città ma prima di questa, un varco a destra apre la vista sul mare da Porta Vecchia, vecchio ingresso della città. Proseguendo poi verso l’interno troviamo la chiesa di San Giovanni Gerosolimitano. Via Pappacenere confluisce in via San Vito, che prende il nome di una chiesetta che, nonostante mostri i segni del tempo, è continuamente curata ed adornata dagli abitanti del posto, così come i vicoli fioriti di questa zona.
Proseguendo si giunge alla parte dove le mura vengono meno in quanto distrutte dalla furia del mare e dei venti provenienti dall’Adriatico. Proprio a ridosso del mare la Chiesa di San Salvatore si mostra in tutta la sua eleganza barocca, costruita nella seconda parte del Seicento, sorge, come spesso accade a monopoli, su un precedente edificio sacro.
Il Castello Carlo V
A pochi passi il Bastione di Santa Maria prende il nome dalla chiesetta che protegge, Chiesa di Santa Maria della Zaffara. Poco oltre, percorrendo il lungomare Santa Maria si giunge al castello cinquecentesco, completato nel 1542 sotto con carlo V d’Asburgo. Esso ingloba al suo interno parte della chiesa di San Nicola in Pinna che pare risalire all’età del Bronzo. Il castello si sviluppa su tre livelli, quello inferiore utilizzato come deposito di armi e come dormitorio per i soldati spagnoli (grazie ad un ribasso sulla volta a botte), quello centrale, divenuto residenziale dal Settecento, ed infine il piano superiore, la terrazza, raggiungibile attraverso una rampa di scale, fu successivamente adibita a deposito di armi in sostituzione del piano cortile. Da essa è possibile ammirare l’intera città, dalla quale si innalzano campanili e cupole ed il mare. Fino al 1970 il Castello è stato utilizzato come carcere. Il panorama ha come quinta il porto della città chiuso dal Molo di Tramontana (lungo 600 m) a nord e dal Molo Margherita (lungo 190 m) a sud.
La banchina e il porto
Cala Porto e Cala Batteria, che prende il nome dalla vicinanza con le strutture militari, circondano la Banchina Solfatara che offre approdo ai motopescherecci.
Segnalato dalla presenza di vecchie imbarcazioni tipiche, i gozzi, divenuti simbolo della città, il Porto Vecchio, luogo che ha accolto l’icona della Madia nella leggenda che narra del suo misterioso arrivo: da qui una porta di pietra con lo stemma civico scolpito immette al centro antico.
Quello sopra indicato è uno soltanto degli itinerari che è possibile percorrere nel centro storico di Monopoli. In tale abbondanza di storia e cultura è difficile identificare quelli che sono i “punti caldi” della città; ogni angolo, ogni viuzza e scorcio calpestabile, ha una storia, un significato e delle radici profonde e lontane.